Ho una collezione di porte
Sono tutte aperte
sbattono, spinte dai venti
Ogni volta sussulto
so che sono aperte
ma faccio finta di non badarci
Dovrei alzarmi e chiuderle
ma ho da tempo levato le serrature.
Ho una collezione di stupori
Ogni volta che passo per la via e ti vedo
mi sento un poco morire
Non posso farci nulla
So che dovrei cambiare strada
e non provocare la sorte di incontrarti
Ma sempre ritorni in tutte le assenze
che affollano la mia solitudine.
Ho una collezione di scarpe
Sono tutte consumate di lato
Rendono il mio passo incerto
e mi provocano tremendi calli
So che dovrei disfarmene
e non abituarmi a questo continuo incespicare
Ma ho imparato l’arte del passo fallace
che azzarda le storture di percorsi imprevedibili.
Ho una collezione di eccessi
Chiedono tutti soddisfazione
Non bastano l’un l’altro e l’un l’altro aizzano
Vicendevolmente eccitano i propri appetiti
Dovrei frenarli un poco e dargli la misura che può essere plasmata
Ma c’è un limite che eccede tutti gli altri
di una fame eternamente insaziabile
Che cerca soddisfazione nella mia scomparsa.
Ho una collezione di lettere mai spedite
Parole mai pronunciate
Incontri mai avvenuti
Ingurgitate ostensioni
So che mai le riceverai, ma continuo a scriverti
Dovrei farci un grande falò
Ma è l’unico modo per figurarmi a te un poco più vicino.
Ho una collezione di baci non dati
Dimenticati evitati
Aspettavano te
Ma non sei venuta a reclamarli
Dovrei donarli a qualcuno che sappia cosa farsene
o potrei rivenderli al mercato delle occasioni
e farci quattro spicci
Ma non ho avuto la sfrontatezza di svenderli
Ho una collezione di addii
le ultime parole di perduti amori
soppresse illusioni di amanti distratti
l’ultimo sguardo volto altrove
l’ultima carezza, la più amara delle dolcezze
la mia immagine sigillata e sotterrata
pensiero che a me non giunge più
presa che nulla tocca
voce diluita dai venti
congiunzione disgiunta
dono d’oblio
possibilità tradita
eco perenne